Siamo tutti utili e nessuno indispensabile. Quante volte abbiamo sentito questa frase, e magari l’abbiamo anche detta noi, convinti di dire qualcosa di intelligente, o magari qualcosa di inevitabile.

Vorrei fare una piccola riflessione sulla distruttività di questa frase e sul suo valore antiumano.

Ogni cosa ha un valore utilitario e un valore esistenziale. Il valore utilitario è dato dalle nostre capacità sociali e dalle nostre abilità particolari.

Il valore esistenziale è dato dal solo fatto di esistere, ma anche da quanto l’universo ha dovuto investire su di noi per permetterci di essere quallo che siamo. Milioni di anni di evoluzione e di sforzi per rendere tutti gli esseri adatti alla loro funzione nel contesto naturale.

Ognuno di noi ritiene cara la propria esistenza, ogni essere vivente desidera vivere. Chi si rende conto di questo ha un rispetto assoluto per l’esistenza altrui, e identificandosi con gli altri cerca di proteggerli.

Lottare per una società dove ognuno abbia per lo meno le minime necessità e se possibile le massime amenità deriva proprio da questo sentimento di base: riconoscere l’importanza dell’esistenza altrui, identificandosi con chi sopravvive a stento, identificandosi persino con gli animali e le piante, che hanno desiderio di esistere come ognuno di noi.

Prabhat Ranjan Sarkar, che mi onoro di avere come Maestro, ha parlato di questo sentimento di uguaglianza sociale, che scaturisce dall’identificarsi nel desiderio di esistere degli altri, nei suoi discorsi sul Neoumanesimo.

Siamo tutti utlili e nessuno indispensabile” è proprio la negazione del sentimento di uguaglianza sociale. Nasce dell’idea che l’utilità immediata di qualcuno debba avere la prevalenza sulla sua stessa preziosa esistenza.

E’ la frase usata da chi ti minaccia di licenziamento se non fai quello che ti dice. E’ la frase secondo la quale i seguaci fanatici di una certa religione o una certa ideologia giustificano lo sfruttamento degli altri. Come dire: sfruttalo finché è utile ai nostri scopi, poi se vuole vada via.

E’ la frase di chi pensa che un certo ideale sia più importante di un essere umano o di chi pensa che il guadagno economico sia più importante degli individui che hanno contribuito a farlo. Forse non lo sanno, ma sfruttatori per denaro e sfruttatori per un ideale sono fatti della stessa pasta.

Rifiuto fermamente questo modo di pensare. Gli esseri viventi sono preziosi e importanti per il solo fatto di esistere, il loro valore esistenziale deve sempre prevalere sul valore utilitario. Pensare il contrario è quello che ha portato al disastro della nostra società. Gli esseri umani sono considerati come strumenti per raggiungere i propri scopi, e dopo buttati via come scarpe vecchie. Lo sfruttamento estremo è sostenuto e giustificato dalle ideologie utilitariste, da chi non ha la capacità di capire le esigenze degli altri, considerati solo per quanto sono utili a raggiungere i propri scopi.

Tutti siamo indispensabili, e qualcuno è anche utile.

Abino

4º Congresso Nazionale MDE

 

Movimento per la Democrazia Economica

18-19 e 20 aprile 2008 – Verona

Il Movimento per la Democrazia Economica ti invita a partecipare al congresso nazionale. Il congresso servirà a porre le basi per un più proficuo lavoro in questo periodo di rivolgimenti socio-economico-culturali:

– unire gli sforzi delle forze progressiste presenti nella società italiana. -dirigere la società dal ristagno verso il dinamismo sociale ed economico, attra-verso un risveglio culturale e pratico, per ridurre il periodo di sofferenza collettiva.

– pianificare Insieme potremo realizzare degli obiettivi di Democrazia Economica, Partecipativa, Energetica, Culturale nel territorio, attraverso il nostro impegno sociale e politico.

Democrazia Energetica e Democrazia Economica
(Con la partecipazione di Maurizio Pallante il 19 aprile alle 17:30)

La radice delle crisi odierne, sia economiche che am-bientali, risiede nell’eccessiva accumulazione di ricchezze nelle mani di poche persone.

Le risorse, controllate da pochi individui, sono usate per il puro profitto e le persone comuni sono divenute consumatori delle ricchezze della terra.

L’economia si e’ trasformata in finanza, dove si cerca il puro profitto da denaro, senza produzione di beni.

I due filoni economici tradizionali si dimostrano incapaci di risolvere i nuovi problemi sorti da questi cambiamenti .

Il sistema comunista e l’economia di stato sono morti da tempo, mentre l’economia capitalista rivela la sua incapacità a risolvere i problemi.

Servono nuove idee per una nuova economia basata su nuovi principi, che restituisca dignità e diritti a tutti gli esseri umani.

Un’economia umana, basata sul consumo razionale e profitto razionale che non arricchisce pochi folli assetati di potere.

Un’economia dove il valore esistenziale degli esseri viventi valga più del loro valore utilitario.
Quindi economia solidale e decentrata, gruppi d’acquisto, autocostruzione, produzione di beni essenziali a basso impatto ambientale, produzione di energia su piccola scala, uso oculato delle risorse idriche sono alcuni degli ingredienti necessari per costruire questa nuova
microeconomia.

La guerra dell’energia si vince producendo energia in piccola scala, il potere d’acquisto si recupera comprando direttamente dal produttore e costruendo da sè quello che si può.

Ma l’ingrediente fondamentale per costruire la nuova economia è la generosità, il sacrificio, l’interesse genuino per il benessere e lo sviluppo fisico, mentale e spirituale di tutti. Senza questo ingrediente la guerra contro lo sfruttamento e l’avidità è già persa in partenza.

Luogo del Congresso:
Comunità degli Stimmatini,
Via Sezano, 28 – Loc. Sezano37034 Verona (VR) –
Telefono 045550012 – fax 045550811

Modulo Adesione Congresso
Volantino Completo quarto congresso MDE
Locandina quarto congresso MDE
Volantino 3 per pagina quarto congresso MDE

La radice delle crisi odierne, sia economiche che ambientali, risiede nell’eccessiva accumulazione di ricchezze nelle mani di pochi. Le risorse, controllate da pochi individui, sono usate per il puro profitto e le persone comuni diventano macchine per produrre consumando le ricchezze della terra.

La nostra sopravvivenza e la nostra felicità dipenderanno dalla capacità di riacquistare il controllo sulle risorse della Terra, dalla capacità di costruire un’economia nuova, basata sulle necessità reali delle persone.

Un’economia naturale, che non produca sprechi di risorse, che utilizzi e riutilizzi senza sperperare.

Un’economia umana, basata sul consumo razionale e non sul profitto, dove si produce quello che serve realmente alle persone invece che produrre quello che fa arricchire pochi folli assetati di potere.

Un’economia attiva e vitale, lontana dalle speculazioni finanziarie, dove è importante quello che si costruisce e non il denaro in se.

Un’economia dove il valore esistenziale degli esseri valga più del loro valore utilitario.

Per costruire questa economia la strada è quella dell’economia solidale e decentrata, dove chi consuma è amico di chi produce, dove i piccoli produttori lavorano per i gruppi di consumatori.

Gruppi d’acquisto, autocostruzione, produzione di beni essenziali a basso impatto ambientale, produzione di energia in piccola scala, uso oculato delle risorse idriche sono alcuni degli ingredienti necessari per costruire questa nuova economia.

La guerra dell’energia si vince producendo energia in piccola scala, il potere d’acquisto si recupera comprando direttamente dal produttore e costruendo da se quello che si può.

Ma l’ingrediente fondamentale per costruire la nuova economia è l’amore genuino per gli esseri umani, la generosità, il sacrificio per il bene degli altri.

Senza questo ingrediente la guerra contro lo sfruttamento e l’avidità è già persa in partenza. La vittoria sarà nostra solo se sapremo donare il nostro tempo e il nostro lavoro per lo sviluppo completo della società umana: fisico, mentale e spirituale.

Tutti noi siamo quotidianamente infastiditi da una quantità sempre più grande di messaggi molesti, uno di questi è la crescita del PIL.

Secondo la nostra classe dirigente, e secondo i giornalisti che la servono, il Prodotto Interno Lordo dovrebbe crescere all’infinito, e questo causerebbe il benessere collettivo.

In effetti a me del PIL importa ben poco. Per noi Proutisti i parametri fondamentali dell’economia sono due: la circolazione della moneta e il potere d’acquisto della classe meno abbiente.

Un parametro aggregato come il PIL, che indica il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un Paese, non ci dice nulla sulla qualità della vita delle persone, non ci dice nulla sulla capacità delle persone di godere dei beni stessi, non ci indica come questi beni sono stati usati.

Per capirsi, se io produco frutta e poi la distruggo per mantenere alto il prezzo, questo fa alzare il PIL perché è comunque un bene prodotto e anche per il lavoro necessario a distruggere la frutta.

Ovviamente le persone povere che mangerebbero volentieri quella frutta distrutta non ne hanno alcun vantaggio. E’ una cosa senza alcun senso.

Ovviamente il PIL è sempre misurato su oggetti materiali o servizi vendibili. Come tutti sanno la quantità di risorse del nostro pianeta è limitata. Come può una produzione basata su oggetti limitati crescere all’infinito? Qualcuno dovrebbe spiegarmelo.

Ogni fenomeno naturale ha un andamento sinusoidale. Ci sono momenti di crescita, momenti di decrescita e pause nel cambio di andamento fra i periodi di crescita e quelli di decrescita. Tutto ciò che è naturale funziona così: noi inspiriamo, abbiamo un momento di pausa, espiriamo, abbiamo un momento di pausa e così via ciclicamente. Il nostro cuore pompa sistalticamente, esattamente come il ritmo delle stagioni e tanti altri fenomeni che se pensate un poco verranno in mente anche a voi.

Tutto è pulsativo, tutto tranne il PIL. Questo dovrebbe crescere all’infinito, come se volessimo inspirare gonfiando i polmoni fino a scoppiare.

Inoltre i teorici del “PIL Enlargement” non fanno nessuna indagine per sapere come la produzione possa migliorare la vita della classe meno abbiente, nè tengono conto di come la ricchezza sia distribuita.

Che cosa volete che importi la crescita del PIL?

Sebbene la mia spinta interiore sia morale, non voglio parlare di princìpi morali quando dico di sostenere le classi più povere. Sebbene io sia convinto che questo mondo materiale sia l’eredità comune del nostro Padre Cosmico, non voglio addurre princìpi di uguaglianza e giustizia quando parlo di sostenere le classi meno abbienti.

Faccio solo un discorso economico elementare: i più poveri sono quelli che spendono una percentuale più alta dei loro guadagni, perché il bisogno li spinge a spendere tutto quello che hanno per la loro sopravvivenza. I più poveri sono quelli che realmente sostengono tutto l’edificio dell’economia.

Sostenere la ridistribuzione delle ricchezze è solo un princìpio di sopravvivenza della nostra società, come sostenere la decrescita dei consumi.

Non possiamo continuare a far crescere i consumi per aumentare il PIL e fare contenti i fanfaroni della crescita infinita.

Le risorse materiali sono limitate, dobbiamo imparare a farne un uso ottimale, dobbiamo imparare a fare la massima utlizzazione delle risorse, affinché nulla vada perduto. Dobbiamo imparare ad usare tutte le potenzialità per ottenere il massimo vantaggio collettivo.

Risparmio energetico, decrescita degli sprechi, uso ottimale delle risorse, scambio e condivisione, sostegno sociale delle classi più svantaggiate: gli ingredienti sono questi. Dobbiamo riuscirci. Non diminuire i nostri consumi, non fare una distribuzione razionale delle risorse è un suicidio collettivo.

Amo troppo la vita per permetterlo.

Si diffonde sempre di più, fra i politici e fra i protestatori di professione, l’idea che disobbedire alle leggi come forma di protesta sia una cosa lecita ed efficace.

Lasciatemi dissentire da questo modo di pensare distruttivo.

Le leggi sbagliate si devono cambiare, si deve protestare e richiedere pubblicamente che vengano cambiate, ma non disobbedite.

Disobbedire platealmente ad una legge, sebbene ingiusta, è il modo migliore per distruggere il senso civico, è il modo migliore di diffondere l’idea che le leggi sono opzionali. Il sentire che le leggi sono una scelta e non un obbligo che ci conduce al bene comune, è la strada che porta all’Italia dei furbetti e dei trafficoni, che agiscono per i loro interessi ignorando le regole o peggio, costruendo regole e leggi per il proprio tornaconto.

L’unica giustificazione che trovo alla disobbedienza è il pericolo di vita. Se qulcuno ruba per mangiare o occupa una casa sfitta per non morire di freddo all’addiaccio, ha tutta la mia comprensione. Ma se qualcuno disobbedisce per protesta, senza nessun pericolo immediato per la propria esistenza, allora non trovo termini più adatti della parola criminale per definire questo comportamento.

Il furbismo di chi non paga le tasse, danneggiando tutti noi, costretti a pagare di più, il comportamento distruttivo di chi inquina dando la priorità al proprio interesse personale, lasciando a tutti noi il compito di pagare per bonificare i veleni o per l’ospedalizzazione dei malati per inquinamento sono entrambi figli dell’idea che le regole e le leggi sono un’optional, obbligatorie solo per noi stupide persone oneste.

Ribelliamoci alla disobbedienza, ribelliamoci a chi non paga le tasse, a chi inquina, a chi difende i propri figli anche quando sbagliano, a chi non ha rispetto per gli altri. Ribelliamoci a chi per permettersi il superfluo toglie agli altri le minime necessità.

Ribelliamoci a chi fa spendere centinaia di milioni di euro allo Stato per fare elezioni anticipate che servono solo per affermare il proprio potere personale.

Il mondo non è degli egoisti, riprendiamoci il nostro mondo. Togliamolo dalle mani degli individualisti.

Il mondo è di noi onesti

Se avessimo i mezzi mediatici per farci conoscere…
Se avessimo il sostegno di persone conosciute…
Se avessimo dei leader capaci e popolari…
Se avessimo milioni di euro da spendere…
Se mio nonno avesse le ruote… sarebbe una carriola.

Limitiamoci a quello che possiamo effettivamente fare.

Cominciamo a costruire la democrazia economica dal basso, con il poco tempo e i pochi mezzi che abbiamo a disposizione.
Se servono leader, tutti noi potenzialmente possiamo esserlo, secondo le capacità, a livello comunale, provinciale, regionale o nazionale.
Cosa possiamo fare per costruire la Democrazia Economica?
Per esempio costruire dei gruppi che la sostengono nella vostra città, organizzare riunioni e conferenze alle quali invitare qualcuno di noi che ha approfondito l’argomento, costruire cooperative di produzione e gruppi d’acquisto che si sostengano fra di loro, sostenere i piccoli produttori che hanno le nostre stesse idee comprando da loro…

Insomma la Democrazia Economica non può essere imposta con un’azione politica dall’alto verso il basso. Dobbiamo creare una rete per condividere il potere economico, per controllare il potere economico, una rete alla quale possiamo partecipare per decidere dell’economia che ci appartiene.
Ci vuole molto tempo, ma non possiamo aspettarci che qualcuno ci passi il suo potere economico solo perché lo chiediamo o perché facciamo manifestazioni di massa.
Organizziamoci fra noi, creiamo l’indipendenza economica delle nostre famiglie e la solidarietà fra di noi.
In poche parole, fino a quando non ci riappropriamo del nostro potere economico, costruendone la condivisione, ogni azione politica sarà soltanto un palliativo.

Per questo motivo a Treviso stiamo lavorando da più di un anno alla crescita del nostro gruppo d’acquisto solidale.
Attualmente abbiamo 32 famiglie che acquistano insieme e il gruppo è in crescita.
Questo mese stiamo effettuando acquisti per 2.165 euro, con un risparmio reale per le famiglie di almeno il 30%.
Con i nostri 2.165 euro compriamo merce che costerebbe almeno 2.900 euro. Questo è un modo reale per aumentare il potere d’acquisto delle persone.

Queste persone forse non sono interessate alla politica, ma sicuramente sono interessate agli effetti pratici della Democrazia Economica.

Quando molte persone ci conosceranno e sosterranno per iniziative simili, non necessariamente uguali, per iniziative di Democrazia Economica applicata, il potere sarà un potere reale e distribuito.
Dobbiamo fare una cosa che gli altri non fanno, costruire dal basso, tutti insieme.

Naturalmente sono interessato a qualunque proposta che parta dal basso e ci aiuti a costruire. Come abbiamo scritto più volte, l’idea è di dare spazio alle proposte concrete per costruire, piuttosto che alle proteste.

Certo, le proteste possono servire per avere visibilità, e per questo sono importanti, ma se poi non abbiamo una struttura alternativa da sostituire al sistema capitalistico, cosa possiamo farcene dell’eventuale potere mediatico che otteniamo?

Il servizio disinteressato verso gli altri, la costruzione di un’economia alternativa utilizzando le potenzialità inutilizzate delle persone e dei materiali più poveri, può essere la nostra ricchezza e potenza, costruendo dal basso verso l’alto possiamo assicurarci che questo potere sia realmente distribuito.

Sono a disposizione per approfondire questi argomenti, se mi invitate posso venire da voi durante i fine settimana (io o qualcuno di quelli che hanno approfondito l’argomento), per parlare con il gruppo di amici che riuscirete a coinvolgere.